Claudio Ranieri, tecnico della Roma, è intervenuto in conferenza stampa a due giorni dal big match contro l’Atalanta, in programma lunedì all’Olimpico. Ecco quanto ripreso da VoceGiallorossa.it:
Sull’Atalanta
Complimenti al presidente Percassi perché per i primi quattro anni, io ricordo, diceva ci dobbiamo salvare, ci dobbiamo salvare. Intanto scalava, scalava e salivano sempre di più in classifica e adesso giustamente cercano di fare il massimo. Il massimo significa ritornare in Champions League anche il prossimo anno, cercare di migliorare il campionato passato. Cioè, andiamo ad affrontare una squadra che, oserei, la perfezione non esiste, però oserei dire perfetta. E noi abbiamo visto il barlume, il barlume di luce”.
Sul pareggio contro il Tottenham
“Ho rivisto giocatori volere intensamente un qualcosa di positivo. Io credo che in questo momento noi dobbiamo rendere i nostri tifosi orgogliosi di quello che riusciamo a fare. Non stiamo bene come io vorrei perché non è possibile dopo una settimana, dieci giorni di lavoro, i primi tre o quattro giorni con quattro giocatori avere tutto e subito. Le cose, le note negative che c’erano state a Napoli, al di là degli errori che si commettono, però vi avevo detto, io non vi ho chiesto di stare all’indifesa, vi ho chiesto di rispondere colpo su colpo. Per cui hanno capito, hanno recepito che contro il Tottenham sì, è vero, potevamo prendere due o tre contropiedi e dobbiamo migliorare le preventive. Su questo non ci pioggia, però abbiamo fatto bene perché ci hanno annullato tre gol, abbiamo tirato in porta spesso e questa è la cosa che a me piace, rendere i nostri tifosi orgogliosi di quello che facciamo. Poi in questo momento possiamo vincere, possiamo perdere, ma noi dobbiamo avere questa visione”
Sui tifosi
“Siamo noi adesso che dobbiamo far rinnamorare i nostri tifosi. Perché i nostri tifosi sono magnifici. E, giustamente, quando le cose non vanno bene, dicono alcune cose che vanno fatte. Per cui noi dobbiamo dare il massimo. E i nostri tifosi lo capiscono”.
Sulla gestione di Saelemaekers
“Saelemaekers? Noi allenatori siamo sempre alla ricerca di quei giocatori che sappiano interpretare più situazioni. Io ho parlato con lui, lui ama molto stare alto sul centro-sinistra, però mi ha detto che si trova bene anche da quell’altra parte, insomma io lo vedo più proiettato verso l’avanti e che poi può anche aiutare, anzi può, deve aiutare, tutti quanti devono aiutare la squadra. A Dovbyk gli ho detto non tornare mai indietro, però ha fatto un recupero strepitoso nel secondo tempo perché si era trovato nell’azione a chiudere affare e poi è stato lui che ha anticipato l’ultimo uomo che era andato in contropiede. Per cui, ecco, se lo fai una volta mi piace, ma non che deve correre dietro sempre al suo avversario. Per cui Saelemaeker è un giocatore ritrovato, naturalmente non ha i 90 minuti, però si è visto con che piglio è andato sempre nell’uno contro uno, ha dato il passaggio chiave a Angelino. Stiamo ritornando quelli che i tifosi conoscono”.
“Modello Atalanta”
“Questa domanda all’ultima è stata un pochettino… finché mi dice modello Atalanta mi è piaciuto. Noi siamo sempre… ci rapportiamo sempre a quello che è la nostra visione, no? Adesso tutti i tennisti devono sembrare Sinner, adesso tutti dobbiamo sembrare l’Atalanta. L’Atalanta è un modello di vertice che va preso anche come modello. Perché no? Ognuno con le sue caratteristiche, ognuno con le sue difficoltà, ognuno con le sue qualità. Però una squadra che piano piano è diventata un emblema dell’Italia… Perché io quando vedo le coppe, io sono italiano, io mi auguro che le altre vadano avanti, tutte quante, non solo l’Atalanta. E questo è importante, è un modello che hanno saputo creare, hanno costruito dalla base, perché se non ricordo male anche Gasperini all’inizio, le prime cinque, sei partite, non era andato tanto bene. Poi dopo è andato, ha sbocciato e ha creato gioco, giocatori che magari quando sono andati via non hanno reso per quello che rendevano all’Atalanta. E questo significa che l’allenatore ha avuto un gran merito di tutto questo. Per cui bisogna levarsi il cappello e fare i complimenti a tutta la società. Dal padre Percassi, dal figlio che è stato il mio giocatore nel Chealsea, all’allenatore, a tutti quanti, perché stanno tutti remando in un’unica direzione”
Il confronto con Gasp
“Io, ho fatto il mio, sono super contento, perché ognuno di noi sa quello che ha trovato nel momento che è arrivato in una squadra, il momento storico dell’altra squadra, per cui io sono super soddisfatto della mia carriera. Insomma, Gasperini viene sempre definito un allenatore che gioca uomo contro uomo, gioca in maniera diversa. Beh, ormai sono tanti i figli di Gasperini che giocano in quella maniera. No, io sono un allenatore che cerco di fare il meglio con i giocatori che ho. Non ho un sistema definito. Definiti sono i miei giocatori. Io cerco di metterli, quasi tutti, nel loro posto migliore. Certo che qualcuno magari gli devo chiedere un extra lavoro, perché magari non è proprio la sua posizione. Perciò io mi sento un allenatore che riesce a tirar fuori il meglio da ogni giocatore, in ogni situazione dove sono stato. Anche perché quando sono stato mandato via, mi sembra che chi è entrato al posto mio non ha fatto meglio di me. Per cui ho questa presunzione a 73 anni”.
La gestione di Dybala
Le difficoltà di Dovbyk
“Nella mia carriera da giocatore e da allenatore non ho mai visto il nome dell’avversario, perché possiamo affrontare la squadra più straordinaria e la troviamo in un momento che non gli gira. Allora io dico sempre, bussiamo e vediamo chi abbiamo dall’altra parte. Non mi è mai interessato il nome, per cui per me sono tutte squadre che ti vogliono battere, con le loro qualità, con le loro strategie, e noi dobbiamo essere bravi e furbi a cercare di vincerle. Il calcio è semplicità, è la cosa difficile farlo semplice”.