Eusebio Di Francesco, tecnico del Venezia, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match contro l’Inter, in programma domani alle ore 20:45 a San Siro. Ecco quanto ripreso da TMW:
Sulla carta l’Inter è favorita. Il Venezia cosa può fare?
“Crederci. Come fatto nelle ultime partite. Chiamiamola partita proibitiva, come può essere definita da qualcuno, ma il nostro compito è crederci. Sapendo che siamo contro i Campioni d’Italia. Dovremo essere bravi a sfruttare le chance”.
Chi rientra?
“Abbiamo tutti a disposizione tranne Bjarkason. Questa volta credo dovrebbe rientrare alla sosta. Non ho le idee chiare sulla formazione, valuterò la condizione dei ragazzi nei prossimi giorni. Udinese? La nostra partenza falsa è stata determinata anche dalla loro freschezza, erano più in palla”.
Da cosa è più soddisfatto come allenatore?
“Parlo del noi e non di me stesso, ma la capacità di rimanere in partita. Di avere la lucidità che abbiamo avuto a differenza di Monza, capitalizzando la superiorità numerica, per esempio. Vedo una crescita di squadra e anche individuale, per esempio dai giocatori che subentrano e determinano”.
Haps grande partita.
“Lo avevo già fatto a Monza, molto meglio in questa partita, sta prendendo confidenza con questo ruolo. Dipende anche dalle caratteristiche degli avversari, l’ho fatto anche con Candela. Volevo avere anche un palleggio migliore. Ci ha permesso di avere più soluzioni, in una fase della partita avevamo anche una sorta di 4-2-4”.
Con l’Inter ci saranno sorprese?
“Eh, qualcosa bisogna sempre creare. Mi piace avere dinamicità dalla squadra, le strategie sono differenti. La strategia oggi è più importante della tattica”.
Oristanio: ha avuto una crescita incredibile, no?
“Ne abbiamo due in quel ruolo. Yeboah deve ancora entrare appieno nella nuova realtà, ma ha un dribbling secco impressionante e ci darà una grande mano. Oristanio sta avendo una grande crescita in generale, nello stare dentro la partita, nell’entrare nel modo giusto. Gli manca allo stesso tempo a quella continuità che gli farebbe fare anche uno step ulteriore”.
C’è troppa distanza fra le linee? Manca a volte equilibrio?
“Il concetto di equilibrio è molto sottile, il rischio di allungarsi esiste, gli spazi fra le linee ci possono essere anche per le caratteristiche fisiche dei giocatori. Ci sta che dobbiamo migliorare nell’equilibrio come dici tu”.
La forza dell’Inter è nel modo corale in cui giocano.
“Credo che non ci sia un ,modulo, perché è dinamico. Al posto dei braccetti ti trovi i centrocampisti. Hanno grande intelligenza, ma anche qualità, che li rende un po’ imprevedibili”.
Ha tutta la difesa a disposizione.
“Effettivamente sì, Sverko deve ancora arrivare al 100%, ha bisogno di allenamenti, ma mi permette di poter scegliere. Ben venga però, avere un intero assortimento di giocatori”.
Un altro giocatore che si è ambientato è Ellertsson.
“Gli ho cambiato posizione ed ora ho una soluzione in più, ha velocità, corsa”.
Questa squadra quanto è più vicina all’identità che vuole, rispetto alla prima volta che ha giocato a San Siro contro il Milan? Quell’identità che si è vista contro l’Udinese per esempio.
“Credo che di identità ne abbiamo avuta in diverse altre occasioni, non soltanto contro l’Udinese. Chiaramente contro il Milan è stata la partita dove ne abbiamo avuta di meno. Certi stadi ti mettono anche in soggezione se non sei abituati e magari questa volta ci tremeranno meno le gambe”.
Contro Udinese e Atalanta si è vista una certa difficoltà in certe fasi ad uscire in modo pulito con la palla per il pressing avversario. Contro l’Inter sarà importante questo aspetto?
“Specialmente nella prima mezz’ora ne abbiamo avuta. Normale, ci sono anche le caratteristiche degli avversari, che però non derivava dal pressing, una certa superiorità ce la lasciavano in un certo senso. Magari la minor freschezza di porta a pensare che loro stiano pressando di più di quanto non facciano. Ci sta, poi è stato bravissimo Stankovic a tenerci in vita con una parata importante sul 2 a 0”.
L’abbiamo vista richiamare Stankovic a sé contro l’Udinese. Cosa voleva che migliorasse?
“C’era da cambiare qualcosa sulla costruzione, nel primo passaggio siamo stati a volta frettolosi. Ma lui è un ragazzo che vuole imparare e ascolta”.